Toscana bella?

Cari elettori toscani di sinistra,

ora che i giochi son fatti, appare evidente che i compagni che han portato acqua al mulino di Giani, alcuni anche con la speranza di influenzarlo, i molti terrorizzati dalla propaganda, sono stati presi in giro. Eppure ve l’avevo detto

Ha vinto la paura, la collaudata tecnica del babau, ci siete cascati. Gli ultimi quindici/venti giorni di campagna elettorale sono stati massacranti, con sondaggi-farsa che venivano fuori ogni momento e poi, quando non era più permesso, messaggini, social e sms e simili bassezze (a proposito, è illegale, lo sapete?).

Quanti ne ho sentiti “non ce l’ho fatta, mi dispiace ma avevo troppa paura che arrivassero i fascisti”. E quindi han crocettato Eugenione + PD. Il triste è che alcuni sono veramente convinti di aver fermato Salvini… invece hanno semplicemente fatto sparire la rappresentanza di sinistra nella nostra regione.

E la Lega salviniana ha dato una grossa mano, ci ha creduto anche la Ceccardi che poteva vincere, grazie anche alla stessa propaganda farlocca che la dava addirittura in vantaggio, ci sarebbe da ridere ma il risultato è da piangere… Hanno speso una barcata di soldi in tour manifesti piazze cene comizi pubblicità su tutti i media. E hanno pure perso voti.

Ma ora, compagni, ridete? Siete contenti dell’inesistente “scampato pericolo“? In consiglio regionale ora ci sono solo la destra centrista (PD + IV) e la destra fascista. Per una qualche idea di opposizione di sinistra, sperando che ascoltino, ci toccherà rivolgerci ai consiglieri cinquestelle…

Aeroporto di Firenze in arrivo. Parchi regionali, addio! Secondo me, anche una bella quarta corsia, e due o tre ponti che non fanno mai male, l’AV a Siena (massì dài, anche a Pisa, ci son gli amici della lega!) e un gassificatore in più non ce lo mettiamo? E i rifiuti son troppi, bruciamoli perdiana! E gli ospedali, e le case salute, c’è da darle in gestione agli amici degli amici…

Bravi, proprio un bel lavoro. Per quelli un po’ più duri di comprendonio sarò più diretto, come toscanamente ci addice:

L’avete capito che vi hanno presi per il culo?

Referendum e propaganda

Da oramai un mesetto a questa parte è cominciata la propaganda per il referendum costituzionale del prossimo 20 settembre, quando dovremo decidere se sia il caso di ridurre di un terzo i nostri rappresentanti in parlamento – chi vorrà decidere, gli altri delegando implicitamente.

A tutt’oggi la propaganda molto si concentra, prendendo a prestito un modo di dire alla romana, su argomenti sticazzi: per il Sì, si risparmia, i parlamentari lavoreranno di più, saremo in linea con l’Europa, “eri per la riduzione dieci anni fa cosa fai cambi idea brutto voltagabbana?”; per il No, si risparmia meno di un caffè, saremo ultimi in Europa, “eri contro la BoschiRenzi cosa fai ora voti sì maledetto populista?”

Il mio voto per il No, è invece convinto e meditato.

Non si risparmia sulle istituzioni, come non si dovrebbe risparmiare su sanità, scuola, ricerca. Sono anche convinto che meno parlamentari ci costeranno di più, ma non è argomento dirimente. E’ il concetto, anzi la stessa parola “risparmio” ad essere sbagliata: se si vuole spendere meglio i nostri soldi, ed eliminare gli sprechi (anche in parlamento) vanno fatte altre cose. Tanto per dirne una, molti hanno fatto notare che basterebbe ridurre di 1/365 le spese militari, ovvero tagliare tali spese per un giorno all’anno, per realizzare un risparmio molto più significativo di quello ipotizzato dalla riforma.

Ma la propaganda per il sì è incentrata sul “risparmio” anche per un motivo fondante. Il concetto del risparmio, anzi del taglio, è l’argomento principe di questa stupida (sono convinto) riforma costituzionale, assieme a quello dell’antipolitica. E non mi si venga a dire il contrario, che è invece stata studiata per migliorare il parlamento, rafforzare la rappresentanza, e altre menate del genere. A conferma di ciò che dico basta questa foto.

Foto Valerio Portelli/LaPresse 08-10-2019 Roma, Italia Flash Mob M5s per taglio Parlamentari

Dopo l’approvazione definitiva della legge, alcuni parlamentari M5S hanno fatto un flash mob (sic!) e qui sono ripresi di fronte alla sede della Camera dei Deputati con “striscione di carta con poltrone” da tagliare simbolicamente con le “forbicione”. Concentratevi sulla forbiciona: come direbbero a Roma, nun se pò vvedé. Siamo alla politica-farsa, alla propaganda-spot televisivo, mi ricorda il “rogo Calderoli” e pagliacciate simili. Altre immagini poco edificanti le trovate anche qui e qui, sui due giornali maggiormente “schierati” rispettivamente per il Si e per il No.

[ Mi viene un sospetto… forse i parlamentari degli altri partiti, potendo fare affidamento sul venir rieletti, avranno approvato la legge pensando “così ce li togliamo definitivamente di torno“. I parlamentari M5S sono circa un terzo: casualità? ]

Concludendo, se pensate che queste siano persone serie, e vi fidate di costoro che non esito a definire venditori di pentole di cartone, votate pure sì al referendum del prossimo 20 settembre. Ma non venite a lamentarvene in futuro, io v’ho avvertito.

No, decisamente no!

Leggo sul Fatto Quotidiano online, nel blog, un breve pezzo di Paolo Farinella, sacerdote. Mi spinge a farlo il titolo, assai singolare nel ribadire che bisogna votare “Sì, decisamente Sì” al referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari, previsto per il prossimo 20 settembre. Orsù leggiamo perché mai, mi dico incuriosito.

Sono rimasto veramente colpito. A leggere lo scritto, il prete in questione sembra un cinquestelle da tastiera, nemmeno troppo acculturato: qualunquista alla volé, populista q.b. agitare prima dell’uso, confonditore di culo e quarant’ore, addirittura fa un calcolo astruso su quante pensioni si possano erogare con l’equivalente risparmiato in caso la riforma sia approvata – non sono ancora riuscito a comprendere come sia potuto arrivare alla cifra che scrive, spero nell’aiuto da casa.

Ma soprattutto, a-la cinq étoiles (appunto), il buon Don Farinella farcisce il suo scritto di ingenuità, sciocchezze e luoghi comuni, che mi muovono ad una replica che spero legga. E non si offendano attivisi o politici del M5S, che avranno capito benissimo cosa intendo dire. Se non l’avete capito tornate al paragrafo precedente.

Primo punto. Farinella descrive un parlamento controllato da potentati economici, un posto dove, da decenni, si fa mercato, un posto dove uomini (donne) di dubbia (nessuna) moralità, non democraticamente eletti ma nominati dal signorotto di turno, fanno combutta fra loro per lavorar poco, guadagnar molto e mantenere lo status quo, il proprio e di chi li ha magnificati della loro dignità. Il parlamento come la Banda Bassotti.

Ora, potrei anche in linea di massima concordare con lui, a parte il fatto che Farinella esagera, spero che almeno qualche donna/uomo in parlamento sia normale ed animato da nobili intenti. Ma allora gli (mi) chiedo: perché vuole confermare una legge promulgata dalla Banda Bassotti? Sono per cultura, formazione, mestiere abituato a ragionare logicamente, quindi se A è un ladro e A mi propone X, ne consegue che X è una fregatura (nel migliore dei casi). No?

Secondo punto. Poiché la Banda Bassotti deve essere tolta di mezzo, per tornare ad avere un parlamento degno di tale nome, vanno diminuiti i componenti della Banda poiché questo li porterà ad autoestinguersi: di fatto ciò li costringerà a votare una legge elettorale seria, grazie alla quale non potranno più essere eletti. Qui la logica è inesistente, e mi permetto di consigliare al don di posare il fiasco. Spero non si offenda del mio intercalare alla toscana… Se preferisce, la traduco così: “sì, come no… non aspettano altro che andare via, me l’hanno promesso giusto ieri!”

Terzo: un risparmio di molti milioni di euro all’anno non è affatto cosa da buttar via (“sputateci sopra!”, dice), male sminuirne il valore, è reale e con tali soldi si può far molto. Ma beata ingenuità!, davvero Paolo Farinella crede che risparmieremo, che la Banda Bassotti ruberà meno soldi e che magari potremo usarli per – che so – sanità pubblica, servizi sociali, aiuto ai bisognosi?

Analizziamo la situazione:
(a) il risparmio è fittizio e con ogni probabilità finiremo per spendere di più: ogni parlamentare diventerà più potente, e vorrà essere pagato di più – purtroppo, è una legge del sistema economico nel quale viviamo;
(b) il fatto che si possa iscrivere nel pubblico bilancio una somma minore dell’anno precedente non garantisce affatto che tale somma sarà disponibile per utili scopi sociali come il don si augura, anzi è quasi certo che questo non accadrà;
(c) la Banda Bassotti ne uscirà rafforzata – il Farinella addirittura scivola sulla classica buccia di banana con “Tagliarli (o meglio azzerarli del tutto) è il miglior servizio che si possa fare” (nostalgia del duce, don Paolo, o semplice refuso?)

Insomma, nel minestrone messo a cuocere dal sacerdote c’è un po’ di tutto ciò che è sbagliato credere come salvifico o anche solo utile per migliorare la disastrata politica italiana. Un classico esempio di vedere il dito e non la luna. Oltretutto (purtroppo, succede spesso e il prelato non fa eccezione) non si cita o non si è capita la differenza fra legge ordinaria e legge costituzionale, e si ritiene – a torto – che per fare una buona legge elettorale, questa sì necessaria per migliorare la politica italiana (ma non illudiamoci, non basta) sia necessaria una costituzione differente.

E quando mi si propone una modifica costituzionale mi tornano in mente brutti pensieri, e mi prude dappertutto… sarò allergico, che ci volete fà. E quindi ribadisco: al referendum del 20 settembre voterò no.

No, decisamente no!


PS. La Banda Bassotti ha tutta la mia simpatia ed affetto, e l’ho usata confidando nella sua notoretà. E’ una delle tante invenzioni di Carl Barks, il mio autore disneyano preferito.

Toscana 2020, il voto inutile a Giani

Dopo un po’ di tentennamenti e rimbalzi, litigate, distinguo e supercazzole, alcuni esponenti di Sinistra Italiana in Toscana hanno confermato l’appoggio alla lista “Sinistra Civica Ecologista” nella coalizione a trazione doppia PD (che fa il ciuco) e IV (che invece cavalca), con Eugenio Giani candidato presidente alle elezioni regionali toscane del 2020. Questo, in contrasto con la decisione – sofferta, si dice – presa in precedenza dal partito di sinistra, di sostenere invece Tommaso Fattori e la lista Toscana a Sinistra. Si tratta a quanto si legge sul giornale “Il Tirreno”, di varie realtà locali del partito: quattro federazioni provinciali e relativi coordinatori, a cui fanno riferimento una sessantina di militanti/iscritti.

Una decisione dalle molteplici giustificazioni: cercare di influenzare l’azione del PD, fare un centrosinistra il più ampio possibile, “federare a sinistra” (bellissima questa, la rivendo), assicurarsi una poltrona, magari semplice scazzo (“con quelli lì io non ci vado!“) o anche banale protagonismo. La più gettonata -ed ingenua- comunque è la seguente: poiché c’è un concreto rischio che in Toscana vinca la coalizione «ForzaLegaFratelli», bisogna portare acqua al mulino del centrosinistra, fare argine, scegliere il “voto utile”.

Ecco, mi rivolgo alle persone, compagne e compagni, che credono fermamente in questa necessità, e spiego loro perché l’ho definita ingenua, ma più propriamente dovrei dire che è una boiata, mi scuso per il francesismo.

Certo, alcuni nomi di candidati nel cd. centrodestra (cosiddetto in quanto il centro non è pervenuto, trattasi di destra con forti venature fasciste, o fascisti con alcune venature di destra liberale, fate voi) fanno un po’ preoccupare, della serie “ma ti figuri se in consiglio regionale ci finisse lei/lui?!?” – e anche Susanna Ceccardi non è che sia granché, ma nel PD con Giani andiamo meglio? O con IV… siete sicuri?

Le ingenuità, comunque, sono principalmente:

  • Credere che il PD con l’appoggio di IV possa perdere in Toscana: questa ve l’ha fatta bere Renzi, continuate a credere a sondaggi che attestano “Giani avanti ma solo di un pochino” oppure addirittura Ceccardi asso pigliatutto dei voti degli scontenti. E’ la tecnica del babau. Consiglio: se si chiama Matteo, ha una quarantina d’anni, è in politica e ha la lingua lunga, diffidate.
  • Ritenere che i programmi PD+IV e LegaForzaFratelli siano diversi: qui vi devo mettere una nota, andate a leggere meglio i programmi e studiate un po’ i curricula dei candidati. Vi concedo un’altra interrogazione programmata, fissata per il 20 settembre.
  • Credere ancora nel centrosinistra: ma quando crescete? Certo, la legge elettorale della Toscana è fatta per favorire le “coalizioni” (leggasi “fatta apposta per il PD”, ma c’era ancora Renzi), ma questo non giustifica certo l’apparentamento di liste che hanno obiettivi antitetici.

Un esercizio politico, in finale: diamo pure per concepibile, probabile, quasi certo che senza l’appoggio di tutte le forze possibili, semplici cittadini, sardine e tonni, comitati civici e partiti più o meno grandi, la ditta LegaForzaFratelli riesca a conquistare il governo della Toscana. Credete forse che il PD farà opposizione? *Risate*
O che la farà IV? *Risate convulse*

Concludo con un serio appello: se volete veramente influenzare le politiche del PD e di Giani, probabile futuro presidente della Regione Toscana, votate Toscana a Sinistra e Tommaso Fattori. Da persone di sinistra, dare il voto a Giani è il vero voto inutile.

La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus

COMUNICATO STAMPA

La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus

La segregazione per combattere il COVID-19 non deve far dimenticare l’impegno civico

Inviamo un appello, che abbiamo intitolato La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus, messo a punto da cittadine e cittadini di varie città) (da Palermo a Pordenone), impegnati nella difesa e realizzazione dei Principi Costituzionali, che hanno continuato a vedersi e dialogare in teleconferenza, rimanendo rigidamente confinati nelle loro abitazioni.

L’emergenza COVID-19 può imporre limitazioni ai nostri spostamenti, ma anche se restiamo nelle nostre case non dimentichiamo la nostra responsabilità di cittadini , né la riconoscenza che dobbiamo a quanti continuano a lavorare per far fronte a questa tragica pandemia.

In calce le prime sottoscrizioni.

Ecco l’indirizzo a cui inviare ulteriori adesioni, specificando nome, cognome e città:  costituzioneappelloemergenza@gmail.com

27 marzo 2020


Officina aderisce all’iniziativa e sottoscrive l’appello.


La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus 

Siamo donne e uomini di diverse appartenenze politiche, che hanno deciso di impegnarsi per difendere la Costituzione su cui è fondata la nostra Repubblica e per chiederne la completa attuazione. 

Dal 2006, dopo la vittoria nel referendum costituzionale abbiamo continuato a vigilare, confrontarci e informare, nelle nostre diverse città, come semplici cittadini o in ‘comitati’ spontanei, senza perderci di vista. Alcuni di noi costituirono la ‘Rete per la Costituzione’, tutti aderiamo ora al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, nato nel 2015.

Anche in questi giorni di grande preoccupazione (per alcuni di dolore) e di forzata segregazione, la nostra ‘rete’ ha continuato a funzionare, consentendoci di dibattere fra noi, in video-conferenza dalle nostre case, e definire un appello, rivolto alle Istituzioni che ci governano, ma anche alle cittadine e ai cittadini italiani.    

Chiediamo a tutti, e in particolare ai giovani, che si stanno dimostrando particolarmente sensibili, attenzione e impegno, ognun* nel proprio territorio, nelle forme possibili, oggi e in futuro.

Quando sarà finita non tutto potrà essere come prima

Viviamo una gravissima epidemia, che avrà come inevitabile conseguenza una pesante crisi sociale ed economica. Le difficoltà che, nonostante l’abnegazione di gran parte del personale socio-sanitario, incontriamo nel farvi fronte, sono certamente imputabili all’abbandono della scelta di un efficiente servizio sanitario pubblico e gratuito, capace di tutelare la salute di tutti in coerenza col dettato costituzionale. In una prospettiva esasperatamente neo-liberista si sono invece privilegiate e sostenute, come per altri servizi pubblici fondamentali, strutture private, organizzate in funzione del profitto.

L’emergenza coronavirus ha anche dimostrato la pericolosità del progetto della ‘autonomia differenziata’: proprio le tre regioni del nord che ne sono state promotrici denunciano oggi difficoltà ad affrontare l’emergenza in atto e necessitano di maggiori interventi da parte dello Stato centrale. Un ulteriore allargamento delle diversità regionali in materia sanitaria appare in contraddizione con l’obiettivo di garantire uguale diritto alla salute per tutti come sancito dall’art. 32 della Costituzione.

In questa fase di emergenza, che può richiedere limitazioni della libertà individuale e di altri diritti fondamentali, è particolarmente importante il ruolo del Parlamento, sede della rappresentanza popolare nazionale,. Si assiste, invece, all’allontanamento dalle procedure costituzionali, all’ulteriore compressione del ruolo delle Camere, quasi assenti, e all’accentuarsi della concentrazione dei poteri nelle mani del governo.

Non possiamo dimenticare che questi scostamenti dalla ‘normalità’ costituzionale intervengono in una fase storica già caratterizzata da ripetuti tentativi diretti a stravolgere l’impianto istituzionale del nostro Paese in una prospettiva centralistica e autoritaria. 

E’ dunque necessario vigilare affinché la pandemia non divenga il pretesto per un ulteriore allontanamento dal modello costituzionale e le limitazioni durino il tempo strettamente indispensabile.

Chiediamo pertanto al Parlamento e al Governo

–      Il potenziamento dei servizi sanitari e assistenziali pubblici, colmando i ritardi accumulati negli ultimi anni in termini di posti-letto e figure professionali sanitarie rispetto agli altri Paesi europei; una diversa politica per la formazione medica universitaria e per il sostegno della ricerca scientifica, attualmente ampiamente insufficiente; interventi legislativi per garantire l’autosufficienza a livello nazionale dell’approvvigionamento dei presidi sanitari essenziali e per impedire speculazioni da parte del settore privato, con un affievolimento dei diritti connessi alla brevettazione delle sostanze salva-vita;

–      Il reperimento delle risorse necessarie per il rilancio del SSN e il ripristino della situazione economica della comunità nazionale nel rispetto del principio della capacità contributiva e del criterio della progressività nel pagamento delle imposte, accompagnato da una contestuale drastica riduzione di spese non indispensabili, come quelle destinate a grandi opere non essenziali e all’acquisto di armamenti, palesemente in contrasto con il ripudio della guerra espresso all’art. 11 della Costituzione

–      La definitiva rinuncia alle procedure attivate per l’attuazione del cd ‘regionalismo differenziato’,  riconducendo l’interpretazione dell’art. 116, 3° comma alla sua dimensione di eccezionalità motivata;

–      La riaffermazione della centralità del Parlamento, che deve continuare a funzionare, come viene richiesto a tutti i servizi pubblici essenziali, come organo rappresentativo della sovranità popolare; l’approvazione, indispensabile e urgente, di una nuova legge elettorale proporzionale che consenta una scelta elettorale libera e responsabile da parte dei cittadini.

Invitiamo le cittadine e i cittadini a resistere alla paura e continuare a svolgere il proprio ruolo di vigilanza e controllo democratico, al fine di affrontare la crisi nel rispetto delle procedure e dei principi della Costituzione. Pur in una fase di temporanea di sospensione del voto referendario, è necessario continuare la mobilitazione contro la riduzione del numero dei parlamentari, che escludendo dalla rappresentanza ampie aree geografiche e della opinione pubblica, finirebbe col limitare la sovranità popolare su cui è fondata la nostra Repubblica.

27 marzo 2020

Primi firmatari: 
Francesco Baicchi – PISTOIA, coord. Rete per la Costituzione
Augusto Cacopardo – CDC FIRENZE
Domenico Memi Campana – CDC MODENA
Andrea Catone – CDC BARI
Vincenzo De Robertis – CDC BARI
Antonella Fattori – CDC EMPOLI
Stefano Ferri – CDC AREZZO
Domenico Gallo – ROMA, CDC nazionale
Dario Guastini – CDC PISTOIA
Citto Leotta – CDC ACIREALE (CATANIA)
Silvia Manderino – VENEZIA, CDC nazionale
Alessandro Messina – FAENZA
Diego Muneghina – CDC VALDARNO FIORENTINO
Giancarlo Onor – CDC PISA
Saverio Paolicelli – MATERA, CDC nazionale
Francesco Pancho Pardi – FIRENZE
Maria Paola Patuelli – RAVENNA
Gianluigi Pegolo – CDC PORDENONE
Maria Ricciardi Giannoni – CDC PARMA
Sandra Sani – CDC EMPOLI
Giuseppe Sunseri – PALERMO
Marino Trizio – Ass. Città Plurale MATERA
Rina Zardetto – REGGIO EMILIA
Massimo Villone – NAPOLI, pres. CDC nazionale
Paul Ginsborg – FIRENZE
Sandra Bonsanti – FIRENZE
Nadia Urbinati – UNIVERSITA’ COLUMBIA
Roberto Riverso – RAVENNA
Felice C. Besostri – MILANO, CDC nazionale
Livio Pepino – TORINO
Lorenza Carlassare – PADOVA
Antonio Caputo – TORINO, CDC nazionale
Guglielmo Forges Davanzati – UNIVERSITÀ DEL SALENTO
Paolo Solimeno – FIRENZE – Giuristi Democratici
Alessandro Torre – UNIVERSITA’ DI BARI

DISCORSI CHIUSI NEL DEPOSITO -SI FA PER RIDE-

Scritto male e in Tosco (delle parti di Collodi) / Italiano.
Come i Pink Floyd ci hanno insegnato se ne consiglia la lettura ascoltando:

Dal Paese dei Balocchi vi guardiamo e ci vien da ridere.
Subito vi scatta la paura, i proclami del “si fà così e si fà cosà” intrecciati con altisonanti “meglio sù che giù”, poi arrivano i giornali del “si more tutti in tre balletti” o “speriamo moiano quelli di sinistra” piuttosto che quelli del “tò li volevi i cinesi, maledetti loro e chi ni coce il pane”.
Dopo un po’ c’è una pausa di riflessione durante la quale qualcuno comincia ad avanzare l’ipotesi che si sia esagerato con i catastrofismi: è il momento della presa di coscienza che il problema è grosso, del “facciamo squadra, vogliamoci bene e rimbocchiamoci le maniche”, ma non per tutti perchè i soliti stercorari cercano di distinguersi con “a condizione che”, ”parliamo e non siamo ascoltati”, “Sanno assai loro, se ci fosse lui (che poi sono io)…..” ecc, ecc.
Dal Paese dei Balocchi vi vediamo e giù a ridere di gusto.
Ci siamo già passati, noi del Paese dei Balocchi, quando più di un secolo fa fummo colpiti dalla sindrome di Lucignolo detta “dell’orecchi lunghi almeno 55 cm” per la quale tanti giovani venivano infettati dal terribile virus orek-55 e non si riusciva a debellarlo, i casi si moltiplicavano e sembrava che non si potesse fermare il propagarsi della malattia.
Come mai eravamo stati colti impreparati nonostante si conoscesse già il pericolo? Come mai ogni frazione del Paese dei Balocchi dettava una sua legge e le soluzioni più disparate? Come mai…… quanti ‘come mai’ ci ponemmo.
Per risolvere il problema creammo un gruppo di lavoro formato da autorevoli esperti in materia di virus, asini e giostre: dopo una lunga discussione decidemmo il da farsi, ma una cosa fu chiara da subito: il luogo delle decisioni era uno solo.
Così facemmo tutti uniti e tra mille difficoltà e ripensamenti, come il lavoro sul campo ci imponeva, aggiustammo le direttive per meglio indirizzare gli sforzi verso l’obiettivo prefissato: l’epidemia passò, il virus fu debellato, piangemmo i morti che c’erano stati.
Finita l’epidemia, finita la guerra, passata la paura si aprì, come sempre nella storia del genere umano e dei burattini, quella fase nella quale si assegnano le responsabilità, si punta impietosamente il dito verso coloro che a vario titolo “hanno colpa”, li si individua per poi eliminarli.
I primi ad essere trovati furono quelli delle voci di corridoio, delle notizie “ad minchiam” in anteprima, della divulgazione di ciò che non deve essere anticipato, dei fantasiosi si dice e non si dice che, quando c’è confusione per gli eventi inattesi che si succedono, sono criminalmente dannosi.
Poi fu il turno degli organizzatori della disorganizzazione, quelli che non spendono i soldi, ma li sperperano, che devono anticipare i problemi prevedendo l’impossibile e l’improbabile, rei di non aver fatto nulla oltre i proclami, organizzatori fantasiosi di direttive inefficaci o inesistenti, tecnici creativi dell’inutile anche se politicamente corretto, acrobati del tornaconto personale: li riconosci subito perchè parlano tanto senza suono emettere.
Dopo cercammo gli unti dal signore, i non più casta, ma cosca, i mettitori abituali di mani avanti, i pontificatori seriali e acrobati dell’endecasillabo sciolto che avevano legiferato per interesse proprio e di pochissimi altri. Erano i democratici per finta, i ruttatori di verità bugiarde, gli accusatori maligni di altri per discarico delle proprie responsabilità, i riscaldatori di animi e di cuori per interesse, i leggiadri e velocissimi mutatori di abito e casacca, gli uguali per forza e, proprio per questo, inutili, incapaci e dannosi.
Infine venne il turno di quelli del fate voi che va bene, di chi aveva creduto per pigrizia o per interesse, di chi sapeva e aveva taciuto, di chi aveva capito, ma non aveva detto nulla.
Non si salvò nessun azzeccagarbugli che la malattia prima e il risveglio delle coscienze poi, avevano selezionato per l’estinzione.
Eliminati i gatti, le volpi, i melampi e, soprattutto, gli ignavi diventammo un paese migliore.
Per questo ci fate ridere, perchè l’emozione è grande nel riconoscere in voi quello che siamo stati e, come si sa, i burattini non piangono.
E voi che vi siete fatti fare una ”democrazia grande così” verso chi punterete il dito?
Già immagino le risate che ci farete fà!!
Fatto lì 21/03/2020 per futura memoria

In fede
DonPi

Democrazia e coronavirus

Fin dalle prime battute dell’emergenza sanitaria in corso, i provvedimenti governativi mi sono apparsi iniqui. Perché dettati dall’urgenza (dalla fretta?), senza pensare alle conseguenze sociali (si pensi alla recente “fuga” dalla Lombardia e altre zone del nord Italia), senza aver fatto un’analisi della situazione: sono abituato per mestiere ad analizzare i dati sempre, prima, a rapportarli col territorio, la demografia e quant’altro, ma a tutt’oggi non solo non sappiamo quando si sia diffuso il virus e da dove, ma nemmeno abbiamo una stima affidabile del numero dei contagiati. Non pretendo facciamo come in Sud Corea, siamo molto indietro, ma sentire autorevoli virologi sparare percentuali ad minchiam di certo non aiuta.

Ora un’ulteriore ordinanza del Ministero della Salute decreta: accesso vietato a parchi, aree gioco, ville, giardini pubblici, vietato svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto. “State tutti a casa, non uscite”.

La salute viene prima di tutto, ce lo ricorda anche la Costituzione. Primo appunto: se ciò fosse universalmente accettato, dovrebbe essere tutelata sempre, e quella di tutti; senza la costante riduzione di persone e denari, avvenuta negli ultimi decenni, del servizio sanitario nazionale, ora non avremmo questa crisi. Secondo, ci sono anche altri diritti da tutelare, e vorrei ribadire che le persone sono in grado di intendere. Non siamo bimbi piccini.

E’ necessario che ci si ricordi, quando si prendono decisioni così “forti” (pur dettate da un’emergenza mai accaduta prima), che l’Italia è un paese con notevoli diseguaglianze. Non puoi restare a casa se non ce l’hai , un conto è restare a casa nella comoda villetta in montagna con annesso parco o giardino, altro è rimanere in un appartamento che hai occupato; un conto è essere benestante o anche solo stipendiato, altro è essere povero o nullatenente; un conto se rimani in casa con tuo marito, altro se sei costretta in 40 metri quadri di casa popolare con marito, figli, suoceri e magari tutta l’attività domestica è sulle tue spalle (e capace devi anche telelavorare… hai un lavoro, te sì che sei fortunata!) Una cosa è se stai bene, altra è se hai problemi di salute, o hai un disabile da seguire, un bambino piccolo, un anziano non autosufficiente da accudire.

Non è la stessa cosa se stai a Milano oppure a Palermo, in campagna o in città, in centro o in periferia, in montagna o al mare, in zona depressa o ricca. Taranto non è Firenze, Scampia non è Cortina d’Ampezzo, la mia Pistoia e Napoli sono molto diverse.

Il senso delle misure ha un senso – appunto – se mi si dice, come ripetono gli esperti di malattie infettive, con molta chiarezza, che deve essere evitato il contatto fra persone estranee, o anche amiche o parenti ma di nuclei familiari diversi, per limitare la trasmissione del contagio, e si crea un vademecum o che so io per dire “questo si questo no”.

Invece è stata adottata la strategia “io resto a casa”. Sempre. Anche se vuoi semplicemente passeggiare, prendere aria, fare un peto senza dover andare sul balcone (sempre tu ce l’abbia, il balcone). Creando disparità fra chi ha il cane e lo porta fuori – e magari lo presta (o lo noleggia) a parenti e vicini, chi fa attività sportiva e chi no, chi ha la casa al mare e chi no. E sopratutto fra chi ha la casa e chi no, chi può fare la spesa e chi no, chi deve lavorare e chi no, chi è in carcere e chi è libero, chi è povero e chi no.

Dimenticandosi, come al solito, degli ultimi, e in questo caso anche dei penultimi.

Per favore, non siamo un popolo di imbecilli. Non vogliamo le strade presidiate da militari che fanno multe o arresti se solo vai a passeggiare sulla spiaggia, pretendiamo invece che si facciano solenni cazziatoni se le persone si accalcano sul lungomare.

Un appello a vip, politici locali o nazionali, esperti o sedicenti tali, giornalisti e conduttori televisivi, fautori di #iorestoacasa: anche no, grazie. Pensate a tutti quelli che non se lo possono permettere.

DISCORSI DAL DEPOSITO -Ecce Homo-

E’ lì, non barcolla e non molla, solido riferimento e ultimo baluardo delle patrie difese.
E’ lì motivato guerriero per il bene nostro.
E’ lì davanti ai suoi pari con lo sguardo fermo e la voce tonante.
E’ lì trasfigurato, non più sapiens sapiens e mai bestia, ma rei publicae, la nuova razza che presto ci estinguerà tutti.
Dall’alto scranno alla panca dell’imputato.
E cosa ascolteremo in quel giudizio che sarà emesso da coloro che forse (ha già messo le mani avanti) saranno imparziali e guarderanno al rabbioso bipede non con occhi rancorosi e velati di sinistra politica (nel senso di parte), ma con la comprensione e la solidarietà che è dovuta a chi ci mette le azioni e la faccia.
La difesa dirà: ma che sequestro! L’ha fatto per voi, ha difeso la nazione da questi 130 negri (bambini, donne spesso violentate nelle prigioni libiche e uomini picchiati bene bene sempre in libia) che ci rubano il lavoro, ci ammazzano, ci rubano e ci trombano le donne. Meno male che c’eri te!
La posta in gioco, quindi, è se c’è il reato? La paura omofoba del diverso? La creazione del caso ad uso e consumo di una propaganda elettorale mai ferma e sempre in eterno fermento?
Se così fosse che lo processi a fare un primate così, gli dai di bischero e si chiude lì, chi ha più cervello lo usi.
La partita vera è un’altra: il politico, l’homo rei publicae, è soggetto alla nostra stessa legge o la domina e la piega a suo piacimento?
Qualche mese fa gli anonimi votatori internettiani dell’uno non vale la società che vende politica ha stabilito che si, la politica sta sopra la legge.
La parola, dunque, passi alla legge, quella vera, e ai magistrati, quelli veri, e qui mi taccio perchè quale sarà la loro decisione l’accetterò con socratico spirito.
Però du paroline all’antropomorfo col rosario gliele voglio proprio dì: mai mi capiterà, ma se le forze della natura mi saranno benigne e me ne daranno l’occasione, ti voglio dà quarantonove milioni di nocchini perchè un lo poi dì che in nome mio hai sequestrato uomini, donne e bambini su una nave. Ma che sei scemo?!
Toscana, Italia lì 12/02/2020                                                                                                      In fede
DonPi

DISCORSI DAL DEPOSITO -per colpa di chi

Alla fine è successo: ArcelorMittal, ditta indiana del settore siderurgico, posa l’osso e se ne va dall’ILVA o forse no, rimane, chi lo sa?
Tutto dipende se sarà sopraffatta da uno stato, il nostro, truffaldino e cravattaro che ha revocato e non vuole più concedere l’immunità penale a questo probo investitore che rivendica il legittimo diritto di non essere punito per le colpe di altri, quelli che c’erano prima, o se questa immunità ci sarà liberando il capitalista da qualsiasi obbligo di rispettare la legge.
Questo il fatto nudo e crudo per come ce l’hanno servito.
Secondo me c’è qualcosa che non torna e stride, che, se esistesse il reato, andrebbe punito per “offesa alla pubblica intelligenza”.
Riflettiamoci un po’: qual è la logica per la quale un qualsiasi investitore nell’esercizio delle proprie funzioni dovrebbe essere immune dal commettere reati e a quale titolo lo stato dovrebbe concederla?
ArcelorMittal teme di essere coinvolta per reati e comportamenti fraudolenti dei precedenti proprietari dell’impianto tarantino (e non solo), per fatti avvenuti chissà quando e compiuti chissà da chi.
Bè qualcuno dovrebbe spiegare all’investitore che, in India non lo so, ma in Italia nessuno può essere condannato per fatti commessi da altri perchè la responsabilità penale è personale.
Lo Stato, da parte sua, non può concedere a nessuno alcuna immunità in rispetto del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della costituzione, quindi di che stiamo parlando?
Appunto di cosa si disquisisce se non esiste la materia del contendere?
Proviamo a cambiare punto di vista.
L’ILVA a Taranto è stato un azzardo fin dal principio: costruire un’acciaieria nel bel mezzo di una città è quantomeno insolito, ma d’altra parte come si dice, si vede che li volevano tutti “uscio e altoforno”.
I costi sociali e umani sono stati incalcolabili: ci sono già state migliaia di morti per inquinamento, ce ne sono e ce ne saranno ancora, tutti lo sanno, dalla proprietà precedente (il Riva figlio che tuonava al telefono “cosa volete che me ne freghi di qualche tumore in più”), al Presidente della Regione che fu (il Nichi a ricordare ”dica la Presidente che siamo qua”), a tutti quelli che per conto dello stato, e a vario titolo, dovevano controllare e l’hanno fatto, ma senza dirlo a nessuno perchè non si sapesse che d’ILVA si muore dentro e fuori lo stabilimento.
Una classe politica dove non solo alcuni, ma tutti, e fino ad ora, si sono genuflessi al capitale per trarne vantaggio a discapito dei molti che hanno accettato il rischio perchè c’hanno famiglia e dei moltissimi che non hanno deciso nulla, che ne sopportano le conseguenze semplicemente perchè sono lì.
Imprenditori, prima lo stato e poi i privati, con un unico scopo: il profitto sopra ogni altra cosa e se qualcuno muore, si inquina l’acqua, l’aria e la terra ce ne faremo una ragione perchè utili per mezzo miliardo di euro all’anno valgono bene qualche sacrificio (sia ben chiaro, degli altri).
Un’accoppiata atomica: la politica, l’imbonitore maligno delle genti alle quali deve vendere un prodotto avariato per incassarne la provvigione, e il capitale, spargitore senza scrupoli di letame per tornaconto, equanime foraggiatore di partiti e movimenti.
E nel malato gioco di queste parti l’immunità altro non è che un modo per garantire il profitto ad ogni costo e se per perseguirlo succedesse qualche disastro, l’assoluzione dalla colpa e dal dolo: se qualcuno muore o se il mare è inquinato al capitale non interessa, a riparare e ripulire ci pensino altri (cioè noi).
Ci offende tutti come cittadini il fatto che in Italia si voglia sancire un principio per il quale diventi normale, in nome del profitto, violare la legge ai sensi di legge.
Ci lascia sgomenti che sia proprio chi governa (?) a farsi artefice e garante di questa bestialità che dà una decisa spallata allo Stato di diritto.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo
Per colpa di chi?
Si dice che la colpa morì fanciulla, ma dopo aver ascoltato i soliloqui internettiani di qualcuno, gli svagellamenti in difesa del povero investitore dal politico o dal sindacalista televisivo di turno, le farneticazioni di coloro che parlano di una sinistra orgogliosamente sempre più simile alla destra, dopo tutto questo guardiamoci dentro che la riposta è già scritta e se riusciamo a leggerla avremmo compreso che ci siamo fatti fare una democrazia grande così ( Y ).
Italia lì 06/11/2019

In fede DonPi

Articolo 11

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Quando, settant’anni orsono, madri e padri costituenti scrissero i principi fondamentali della carta, ben avevano in mente cosa volesse dire la parola guerra, e cosa questa comportasse per le nazioni ed i popoli.

Oggi, nonostante una propaganda subdola che cerchi di spacciare i conflitti come “necessari” o peggio ancora come salvifici per le persone, propaganda che prosegue indisturbata da decenni, il significato della parola guerra è cambiato solo in peggio; chiedete a chi la guerra la vede direttamente, o a chi la vive o l’ha vissuta.

E di fronte alla guerra, ordinata dal dittatore Erdoğan, che è stato amico di tutti i potenti degli altri governi fino al giorno prima, quando la guerra faceva a loro comodo per consolidare od accrescere il loro potere, sentire i distinguo e le dissociazioni e le condanne di questi ultimi fa veramente comprendere quanta ipocrisia ci sia nella gestione del potere.

E quanto poco impegno ci si stato, da parte di tutti noi, a far si che l’attuazione dell’articolo 11, della Costituzione nella sua interezza, del sogno europeo si realizzasse.

Siamo comunque in tempo, numerose sono le voci, oggi come ieri, che fanno sentire la parola pace forte e chiara. Devono solo aumentare di numero, devono venire da tutti .

Facciamo in modo che sia chiaro ciò che vogliamo dai nostri rapprsentanti. Aggiungiamo la nostra, aggiungete la vostra voce, diamoci da fare, alzate il volume.

No alla guerra!