DISCORSI CHIUSI NEL DEPOSITO -SI FA PER RIDE-

Scritto male e in Tosco (delle parti di Collodi) / Italiano.
Come i Pink Floyd ci hanno insegnato se ne consiglia la lettura ascoltando:

Dal Paese dei Balocchi vi guardiamo e ci vien da ridere.
Subito vi scatta la paura, i proclami del “si fà così e si fà cosà” intrecciati con altisonanti “meglio sù che giù”, poi arrivano i giornali del “si more tutti in tre balletti” o “speriamo moiano quelli di sinistra” piuttosto che quelli del “tò li volevi i cinesi, maledetti loro e chi ni coce il pane”.
Dopo un po’ c’è una pausa di riflessione durante la quale qualcuno comincia ad avanzare l’ipotesi che si sia esagerato con i catastrofismi: è il momento della presa di coscienza che il problema è grosso, del “facciamo squadra, vogliamoci bene e rimbocchiamoci le maniche”, ma non per tutti perchè i soliti stercorari cercano di distinguersi con “a condizione che”, ”parliamo e non siamo ascoltati”, “Sanno assai loro, se ci fosse lui (che poi sono io)…..” ecc, ecc.
Dal Paese dei Balocchi vi vediamo e giù a ridere di gusto.
Ci siamo già passati, noi del Paese dei Balocchi, quando più di un secolo fa fummo colpiti dalla sindrome di Lucignolo detta “dell’orecchi lunghi almeno 55 cm” per la quale tanti giovani venivano infettati dal terribile virus orek-55 e non si riusciva a debellarlo, i casi si moltiplicavano e sembrava che non si potesse fermare il propagarsi della malattia.
Come mai eravamo stati colti impreparati nonostante si conoscesse già il pericolo? Come mai ogni frazione del Paese dei Balocchi dettava una sua legge e le soluzioni più disparate? Come mai…… quanti ‘come mai’ ci ponemmo.
Per risolvere il problema creammo un gruppo di lavoro formato da autorevoli esperti in materia di virus, asini e giostre: dopo una lunga discussione decidemmo il da farsi, ma una cosa fu chiara da subito: il luogo delle decisioni era uno solo.
Così facemmo tutti uniti e tra mille difficoltà e ripensamenti, come il lavoro sul campo ci imponeva, aggiustammo le direttive per meglio indirizzare gli sforzi verso l’obiettivo prefissato: l’epidemia passò, il virus fu debellato, piangemmo i morti che c’erano stati.
Finita l’epidemia, finita la guerra, passata la paura si aprì, come sempre nella storia del genere umano e dei burattini, quella fase nella quale si assegnano le responsabilità, si punta impietosamente il dito verso coloro che a vario titolo “hanno colpa”, li si individua per poi eliminarli.
I primi ad essere trovati furono quelli delle voci di corridoio, delle notizie “ad minchiam” in anteprima, della divulgazione di ciò che non deve essere anticipato, dei fantasiosi si dice e non si dice che, quando c’è confusione per gli eventi inattesi che si succedono, sono criminalmente dannosi.
Poi fu il turno degli organizzatori della disorganizzazione, quelli che non spendono i soldi, ma li sperperano, che devono anticipare i problemi prevedendo l’impossibile e l’improbabile, rei di non aver fatto nulla oltre i proclami, organizzatori fantasiosi di direttive inefficaci o inesistenti, tecnici creativi dell’inutile anche se politicamente corretto, acrobati del tornaconto personale: li riconosci subito perchè parlano tanto senza suono emettere.
Dopo cercammo gli unti dal signore, i non più casta, ma cosca, i mettitori abituali di mani avanti, i pontificatori seriali e acrobati dell’endecasillabo sciolto che avevano legiferato per interesse proprio e di pochissimi altri. Erano i democratici per finta, i ruttatori di verità bugiarde, gli accusatori maligni di altri per discarico delle proprie responsabilità, i riscaldatori di animi e di cuori per interesse, i leggiadri e velocissimi mutatori di abito e casacca, gli uguali per forza e, proprio per questo, inutili, incapaci e dannosi.
Infine venne il turno di quelli del fate voi che va bene, di chi aveva creduto per pigrizia o per interesse, di chi sapeva e aveva taciuto, di chi aveva capito, ma non aveva detto nulla.
Non si salvò nessun azzeccagarbugli che la malattia prima e il risveglio delle coscienze poi, avevano selezionato per l’estinzione.
Eliminati i gatti, le volpi, i melampi e, soprattutto, gli ignavi diventammo un paese migliore.
Per questo ci fate ridere, perchè l’emozione è grande nel riconoscere in voi quello che siamo stati e, come si sa, i burattini non piangono.
E voi che vi siete fatti fare una ”democrazia grande così” verso chi punterete il dito?
Già immagino le risate che ci farete fà!!
Fatto lì 21/03/2020 per futura memoria

In fede
DonPi

DISCORSI DAL DEPOSITO -Ecce Homo-

E’ lì, non barcolla e non molla, solido riferimento e ultimo baluardo delle patrie difese.
E’ lì motivato guerriero per il bene nostro.
E’ lì davanti ai suoi pari con lo sguardo fermo e la voce tonante.
E’ lì trasfigurato, non più sapiens sapiens e mai bestia, ma rei publicae, la nuova razza che presto ci estinguerà tutti.
Dall’alto scranno alla panca dell’imputato.
E cosa ascolteremo in quel giudizio che sarà emesso da coloro che forse (ha già messo le mani avanti) saranno imparziali e guarderanno al rabbioso bipede non con occhi rancorosi e velati di sinistra politica (nel senso di parte), ma con la comprensione e la solidarietà che è dovuta a chi ci mette le azioni e la faccia.
La difesa dirà: ma che sequestro! L’ha fatto per voi, ha difeso la nazione da questi 130 negri (bambini, donne spesso violentate nelle prigioni libiche e uomini picchiati bene bene sempre in libia) che ci rubano il lavoro, ci ammazzano, ci rubano e ci trombano le donne. Meno male che c’eri te!
La posta in gioco, quindi, è se c’è il reato? La paura omofoba del diverso? La creazione del caso ad uso e consumo di una propaganda elettorale mai ferma e sempre in eterno fermento?
Se così fosse che lo processi a fare un primate così, gli dai di bischero e si chiude lì, chi ha più cervello lo usi.
La partita vera è un’altra: il politico, l’homo rei publicae, è soggetto alla nostra stessa legge o la domina e la piega a suo piacimento?
Qualche mese fa gli anonimi votatori internettiani dell’uno non vale la società che vende politica ha stabilito che si, la politica sta sopra la legge.
La parola, dunque, passi alla legge, quella vera, e ai magistrati, quelli veri, e qui mi taccio perchè quale sarà la loro decisione l’accetterò con socratico spirito.
Però du paroline all’antropomorfo col rosario gliele voglio proprio dì: mai mi capiterà, ma se le forze della natura mi saranno benigne e me ne daranno l’occasione, ti voglio dà quarantonove milioni di nocchini perchè un lo poi dì che in nome mio hai sequestrato uomini, donne e bambini su una nave. Ma che sei scemo?!
Toscana, Italia lì 12/02/2020                                                                                                      In fede
DonPi

DISCORSI DAL DEPOSITO -per colpa di chi

Alla fine è successo: ArcelorMittal, ditta indiana del settore siderurgico, posa l’osso e se ne va dall’ILVA o forse no, rimane, chi lo sa?
Tutto dipende se sarà sopraffatta da uno stato, il nostro, truffaldino e cravattaro che ha revocato e non vuole più concedere l’immunità penale a questo probo investitore che rivendica il legittimo diritto di non essere punito per le colpe di altri, quelli che c’erano prima, o se questa immunità ci sarà liberando il capitalista da qualsiasi obbligo di rispettare la legge.
Questo il fatto nudo e crudo per come ce l’hanno servito.
Secondo me c’è qualcosa che non torna e stride, che, se esistesse il reato, andrebbe punito per “offesa alla pubblica intelligenza”.
Riflettiamoci un po’: qual è la logica per la quale un qualsiasi investitore nell’esercizio delle proprie funzioni dovrebbe essere immune dal commettere reati e a quale titolo lo stato dovrebbe concederla?
ArcelorMittal teme di essere coinvolta per reati e comportamenti fraudolenti dei precedenti proprietari dell’impianto tarantino (e non solo), per fatti avvenuti chissà quando e compiuti chissà da chi.
Bè qualcuno dovrebbe spiegare all’investitore che, in India non lo so, ma in Italia nessuno può essere condannato per fatti commessi da altri perchè la responsabilità penale è personale.
Lo Stato, da parte sua, non può concedere a nessuno alcuna immunità in rispetto del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della costituzione, quindi di che stiamo parlando?
Appunto di cosa si disquisisce se non esiste la materia del contendere?
Proviamo a cambiare punto di vista.
L’ILVA a Taranto è stato un azzardo fin dal principio: costruire un’acciaieria nel bel mezzo di una città è quantomeno insolito, ma d’altra parte come si dice, si vede che li volevano tutti “uscio e altoforno”.
I costi sociali e umani sono stati incalcolabili: ci sono già state migliaia di morti per inquinamento, ce ne sono e ce ne saranno ancora, tutti lo sanno, dalla proprietà precedente (il Riva figlio che tuonava al telefono “cosa volete che me ne freghi di qualche tumore in più”), al Presidente della Regione che fu (il Nichi a ricordare ”dica la Presidente che siamo qua”), a tutti quelli che per conto dello stato, e a vario titolo, dovevano controllare e l’hanno fatto, ma senza dirlo a nessuno perchè non si sapesse che d’ILVA si muore dentro e fuori lo stabilimento.
Una classe politica dove non solo alcuni, ma tutti, e fino ad ora, si sono genuflessi al capitale per trarne vantaggio a discapito dei molti che hanno accettato il rischio perchè c’hanno famiglia e dei moltissimi che non hanno deciso nulla, che ne sopportano le conseguenze semplicemente perchè sono lì.
Imprenditori, prima lo stato e poi i privati, con un unico scopo: il profitto sopra ogni altra cosa e se qualcuno muore, si inquina l’acqua, l’aria e la terra ce ne faremo una ragione perchè utili per mezzo miliardo di euro all’anno valgono bene qualche sacrificio (sia ben chiaro, degli altri).
Un’accoppiata atomica: la politica, l’imbonitore maligno delle genti alle quali deve vendere un prodotto avariato per incassarne la provvigione, e il capitale, spargitore senza scrupoli di letame per tornaconto, equanime foraggiatore di partiti e movimenti.
E nel malato gioco di queste parti l’immunità altro non è che un modo per garantire il profitto ad ogni costo e se per perseguirlo succedesse qualche disastro, l’assoluzione dalla colpa e dal dolo: se qualcuno muore o se il mare è inquinato al capitale non interessa, a riparare e ripulire ci pensino altri (cioè noi).
Ci offende tutti come cittadini il fatto che in Italia si voglia sancire un principio per il quale diventi normale, in nome del profitto, violare la legge ai sensi di legge.
Ci lascia sgomenti che sia proprio chi governa (?) a farsi artefice e garante di questa bestialità che dà una decisa spallata allo Stato di diritto.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo
Per colpa di chi?
Si dice che la colpa morì fanciulla, ma dopo aver ascoltato i soliloqui internettiani di qualcuno, gli svagellamenti in difesa del povero investitore dal politico o dal sindacalista televisivo di turno, le farneticazioni di coloro che parlano di una sinistra orgogliosamente sempre più simile alla destra, dopo tutto questo guardiamoci dentro che la riposta è già scritta e se riusciamo a leggerla avremmo compreso che ci siamo fatti fare una democrazia grande così ( Y ).
Italia lì 06/11/2019

In fede DonPi