Referendum e propaganda

Da oramai un mesetto a questa parte è cominciata la propaganda per il referendum costituzionale del prossimo 20 settembre, quando dovremo decidere se sia il caso di ridurre di un terzo i nostri rappresentanti in parlamento – chi vorrà decidere, gli altri delegando implicitamente.

A tutt’oggi la propaganda molto si concentra, prendendo a prestito un modo di dire alla romana, su argomenti sticazzi: per il Sì, si risparmia, i parlamentari lavoreranno di più, saremo in linea con l’Europa, “eri per la riduzione dieci anni fa cosa fai cambi idea brutto voltagabbana?”; per il No, si risparmia meno di un caffè, saremo ultimi in Europa, “eri contro la BoschiRenzi cosa fai ora voti sì maledetto populista?”

Il mio voto per il No, è invece convinto e meditato.

Non si risparmia sulle istituzioni, come non si dovrebbe risparmiare su sanità, scuola, ricerca. Sono anche convinto che meno parlamentari ci costeranno di più, ma non è argomento dirimente. E’ il concetto, anzi la stessa parola “risparmio” ad essere sbagliata: se si vuole spendere meglio i nostri soldi, ed eliminare gli sprechi (anche in parlamento) vanno fatte altre cose. Tanto per dirne una, molti hanno fatto notare che basterebbe ridurre di 1/365 le spese militari, ovvero tagliare tali spese per un giorno all’anno, per realizzare un risparmio molto più significativo di quello ipotizzato dalla riforma.

Ma la propaganda per il sì è incentrata sul “risparmio” anche per un motivo fondante. Il concetto del risparmio, anzi del taglio, è l’argomento principe di questa stupida (sono convinto) riforma costituzionale, assieme a quello dell’antipolitica. E non mi si venga a dire il contrario, che è invece stata studiata per migliorare il parlamento, rafforzare la rappresentanza, e altre menate del genere. A conferma di ciò che dico basta questa foto.

Foto Valerio Portelli/LaPresse 08-10-2019 Roma, Italia Flash Mob M5s per taglio Parlamentari

Dopo l’approvazione definitiva della legge, alcuni parlamentari M5S hanno fatto un flash mob (sic!) e qui sono ripresi di fronte alla sede della Camera dei Deputati con “striscione di carta con poltrone” da tagliare simbolicamente con le “forbicione”. Concentratevi sulla forbiciona: come direbbero a Roma, nun se pò vvedé. Siamo alla politica-farsa, alla propaganda-spot televisivo, mi ricorda il “rogo Calderoli” e pagliacciate simili. Altre immagini poco edificanti le trovate anche qui e qui, sui due giornali maggiormente “schierati” rispettivamente per il Si e per il No.

[ Mi viene un sospetto… forse i parlamentari degli altri partiti, potendo fare affidamento sul venir rieletti, avranno approvato la legge pensando “così ce li togliamo definitivamente di torno“. I parlamentari M5S sono circa un terzo: casualità? ]

Concludendo, se pensate che queste siano persone serie, e vi fidate di costoro che non esito a definire venditori di pentole di cartone, votate pure sì al referendum del prossimo 20 settembre. Ma non venite a lamentarvene in futuro, io v’ho avvertito.

No, decisamente no!

Leggo sul Fatto Quotidiano online, nel blog, un breve pezzo di Paolo Farinella, sacerdote. Mi spinge a farlo il titolo, assai singolare nel ribadire che bisogna votare “Sì, decisamente Sì” al referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari, previsto per il prossimo 20 settembre. Orsù leggiamo perché mai, mi dico incuriosito.

Sono rimasto veramente colpito. A leggere lo scritto, il prete in questione sembra un cinquestelle da tastiera, nemmeno troppo acculturato: qualunquista alla volé, populista q.b. agitare prima dell’uso, confonditore di culo e quarant’ore, addirittura fa un calcolo astruso su quante pensioni si possano erogare con l’equivalente risparmiato in caso la riforma sia approvata – non sono ancora riuscito a comprendere come sia potuto arrivare alla cifra che scrive, spero nell’aiuto da casa.

Ma soprattutto, a-la cinq étoiles (appunto), il buon Don Farinella farcisce il suo scritto di ingenuità, sciocchezze e luoghi comuni, che mi muovono ad una replica che spero legga. E non si offendano attivisi o politici del M5S, che avranno capito benissimo cosa intendo dire. Se non l’avete capito tornate al paragrafo precedente.

Primo punto. Farinella descrive un parlamento controllato da potentati economici, un posto dove, da decenni, si fa mercato, un posto dove uomini (donne) di dubbia (nessuna) moralità, non democraticamente eletti ma nominati dal signorotto di turno, fanno combutta fra loro per lavorar poco, guadagnar molto e mantenere lo status quo, il proprio e di chi li ha magnificati della loro dignità. Il parlamento come la Banda Bassotti.

Ora, potrei anche in linea di massima concordare con lui, a parte il fatto che Farinella esagera, spero che almeno qualche donna/uomo in parlamento sia normale ed animato da nobili intenti. Ma allora gli (mi) chiedo: perché vuole confermare una legge promulgata dalla Banda Bassotti? Sono per cultura, formazione, mestiere abituato a ragionare logicamente, quindi se A è un ladro e A mi propone X, ne consegue che X è una fregatura (nel migliore dei casi). No?

Secondo punto. Poiché la Banda Bassotti deve essere tolta di mezzo, per tornare ad avere un parlamento degno di tale nome, vanno diminuiti i componenti della Banda poiché questo li porterà ad autoestinguersi: di fatto ciò li costringerà a votare una legge elettorale seria, grazie alla quale non potranno più essere eletti. Qui la logica è inesistente, e mi permetto di consigliare al don di posare il fiasco. Spero non si offenda del mio intercalare alla toscana… Se preferisce, la traduco così: “sì, come no… non aspettano altro che andare via, me l’hanno promesso giusto ieri!”

Terzo: un risparmio di molti milioni di euro all’anno non è affatto cosa da buttar via (“sputateci sopra!”, dice), male sminuirne il valore, è reale e con tali soldi si può far molto. Ma beata ingenuità!, davvero Paolo Farinella crede che risparmieremo, che la Banda Bassotti ruberà meno soldi e che magari potremo usarli per – che so – sanità pubblica, servizi sociali, aiuto ai bisognosi?

Analizziamo la situazione:
(a) il risparmio è fittizio e con ogni probabilità finiremo per spendere di più: ogni parlamentare diventerà più potente, e vorrà essere pagato di più – purtroppo, è una legge del sistema economico nel quale viviamo;
(b) il fatto che si possa iscrivere nel pubblico bilancio una somma minore dell’anno precedente non garantisce affatto che tale somma sarà disponibile per utili scopi sociali come il don si augura, anzi è quasi certo che questo non accadrà;
(c) la Banda Bassotti ne uscirà rafforzata – il Farinella addirittura scivola sulla classica buccia di banana con “Tagliarli (o meglio azzerarli del tutto) è il miglior servizio che si possa fare” (nostalgia del duce, don Paolo, o semplice refuso?)

Insomma, nel minestrone messo a cuocere dal sacerdote c’è un po’ di tutto ciò che è sbagliato credere come salvifico o anche solo utile per migliorare la disastrata politica italiana. Un classico esempio di vedere il dito e non la luna. Oltretutto (purtroppo, succede spesso e il prelato non fa eccezione) non si cita o non si è capita la differenza fra legge ordinaria e legge costituzionale, e si ritiene – a torto – che per fare una buona legge elettorale, questa sì necessaria per migliorare la politica italiana (ma non illudiamoci, non basta) sia necessaria una costituzione differente.

E quando mi si propone una modifica costituzionale mi tornano in mente brutti pensieri, e mi prude dappertutto… sarò allergico, che ci volete fà. E quindi ribadisco: al referendum del 20 settembre voterò no.

No, decisamente no!


PS. La Banda Bassotti ha tutta la mia simpatia ed affetto, e l’ho usata confidando nella sua notoretà. E’ una delle tante invenzioni di Carl Barks, il mio autore disneyano preferito.