Referendum e propaganda

Da oramai un mesetto a questa parte è cominciata la propaganda per il referendum costituzionale del prossimo 20 settembre, quando dovremo decidere se sia il caso di ridurre di un terzo i nostri rappresentanti in parlamento – chi vorrà decidere, gli altri delegando implicitamente.

A tutt’oggi la propaganda molto si concentra, prendendo a prestito un modo di dire alla romana, su argomenti sticazzi: per il Sì, si risparmia, i parlamentari lavoreranno di più, saremo in linea con l’Europa, “eri per la riduzione dieci anni fa cosa fai cambi idea brutto voltagabbana?”; per il No, si risparmia meno di un caffè, saremo ultimi in Europa, “eri contro la BoschiRenzi cosa fai ora voti sì maledetto populista?”

Il mio voto per il No, è invece convinto e meditato.

Non si risparmia sulle istituzioni, come non si dovrebbe risparmiare su sanità, scuola, ricerca. Sono anche convinto che meno parlamentari ci costeranno di più, ma non è argomento dirimente. E’ il concetto, anzi la stessa parola “risparmio” ad essere sbagliata: se si vuole spendere meglio i nostri soldi, ed eliminare gli sprechi (anche in parlamento) vanno fatte altre cose. Tanto per dirne una, molti hanno fatto notare che basterebbe ridurre di 1/365 le spese militari, ovvero tagliare tali spese per un giorno all’anno, per realizzare un risparmio molto più significativo di quello ipotizzato dalla riforma.

Ma la propaganda per il sì è incentrata sul “risparmio” anche per un motivo fondante. Il concetto del risparmio, anzi del taglio, è l’argomento principe di questa stupida (sono convinto) riforma costituzionale, assieme a quello dell’antipolitica. E non mi si venga a dire il contrario, che è invece stata studiata per migliorare il parlamento, rafforzare la rappresentanza, e altre menate del genere. A conferma di ciò che dico basta questa foto.

Foto Valerio Portelli/LaPresse 08-10-2019 Roma, Italia Flash Mob M5s per taglio Parlamentari

Dopo l’approvazione definitiva della legge, alcuni parlamentari M5S hanno fatto un flash mob (sic!) e qui sono ripresi di fronte alla sede della Camera dei Deputati con “striscione di carta con poltrone” da tagliare simbolicamente con le “forbicione”. Concentratevi sulla forbiciona: come direbbero a Roma, nun se pò vvedé. Siamo alla politica-farsa, alla propaganda-spot televisivo, mi ricorda il “rogo Calderoli” e pagliacciate simili. Altre immagini poco edificanti le trovate anche qui e qui, sui due giornali maggiormente “schierati” rispettivamente per il Si e per il No.

[ Mi viene un sospetto… forse i parlamentari degli altri partiti, potendo fare affidamento sul venir rieletti, avranno approvato la legge pensando “così ce li togliamo definitivamente di torno“. I parlamentari M5S sono circa un terzo: casualità? ]

Concludendo, se pensate che queste siano persone serie, e vi fidate di costoro che non esito a definire venditori di pentole di cartone, votate pure sì al referendum del prossimo 20 settembre. Ma non venite a lamentarvene in futuro, io v’ho avvertito.

No, decisamente no!

Leggo sul Fatto Quotidiano online, nel blog, un breve pezzo di Paolo Farinella, sacerdote. Mi spinge a farlo il titolo, assai singolare nel ribadire che bisogna votare “Sì, decisamente Sì” al referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari, previsto per il prossimo 20 settembre. Orsù leggiamo perché mai, mi dico incuriosito.

Sono rimasto veramente colpito. A leggere lo scritto, il prete in questione sembra un cinquestelle da tastiera, nemmeno troppo acculturato: qualunquista alla volé, populista q.b. agitare prima dell’uso, confonditore di culo e quarant’ore, addirittura fa un calcolo astruso su quante pensioni si possano erogare con l’equivalente risparmiato in caso la riforma sia approvata – non sono ancora riuscito a comprendere come sia potuto arrivare alla cifra che scrive, spero nell’aiuto da casa.

Ma soprattutto, a-la cinq étoiles (appunto), il buon Don Farinella farcisce il suo scritto di ingenuità, sciocchezze e luoghi comuni, che mi muovono ad una replica che spero legga. E non si offendano attivisi o politici del M5S, che avranno capito benissimo cosa intendo dire. Se non l’avete capito tornate al paragrafo precedente.

Primo punto. Farinella descrive un parlamento controllato da potentati economici, un posto dove, da decenni, si fa mercato, un posto dove uomini (donne) di dubbia (nessuna) moralità, non democraticamente eletti ma nominati dal signorotto di turno, fanno combutta fra loro per lavorar poco, guadagnar molto e mantenere lo status quo, il proprio e di chi li ha magnificati della loro dignità. Il parlamento come la Banda Bassotti.

Ora, potrei anche in linea di massima concordare con lui, a parte il fatto che Farinella esagera, spero che almeno qualche donna/uomo in parlamento sia normale ed animato da nobili intenti. Ma allora gli (mi) chiedo: perché vuole confermare una legge promulgata dalla Banda Bassotti? Sono per cultura, formazione, mestiere abituato a ragionare logicamente, quindi se A è un ladro e A mi propone X, ne consegue che X è una fregatura (nel migliore dei casi). No?

Secondo punto. Poiché la Banda Bassotti deve essere tolta di mezzo, per tornare ad avere un parlamento degno di tale nome, vanno diminuiti i componenti della Banda poiché questo li porterà ad autoestinguersi: di fatto ciò li costringerà a votare una legge elettorale seria, grazie alla quale non potranno più essere eletti. Qui la logica è inesistente, e mi permetto di consigliare al don di posare il fiasco. Spero non si offenda del mio intercalare alla toscana… Se preferisce, la traduco così: “sì, come no… non aspettano altro che andare via, me l’hanno promesso giusto ieri!”

Terzo: un risparmio di molti milioni di euro all’anno non è affatto cosa da buttar via (“sputateci sopra!”, dice), male sminuirne il valore, è reale e con tali soldi si può far molto. Ma beata ingenuità!, davvero Paolo Farinella crede che risparmieremo, che la Banda Bassotti ruberà meno soldi e che magari potremo usarli per – che so – sanità pubblica, servizi sociali, aiuto ai bisognosi?

Analizziamo la situazione:
(a) il risparmio è fittizio e con ogni probabilità finiremo per spendere di più: ogni parlamentare diventerà più potente, e vorrà essere pagato di più – purtroppo, è una legge del sistema economico nel quale viviamo;
(b) il fatto che si possa iscrivere nel pubblico bilancio una somma minore dell’anno precedente non garantisce affatto che tale somma sarà disponibile per utili scopi sociali come il don si augura, anzi è quasi certo che questo non accadrà;
(c) la Banda Bassotti ne uscirà rafforzata – il Farinella addirittura scivola sulla classica buccia di banana con “Tagliarli (o meglio azzerarli del tutto) è il miglior servizio che si possa fare” (nostalgia del duce, don Paolo, o semplice refuso?)

Insomma, nel minestrone messo a cuocere dal sacerdote c’è un po’ di tutto ciò che è sbagliato credere come salvifico o anche solo utile per migliorare la disastrata politica italiana. Un classico esempio di vedere il dito e non la luna. Oltretutto (purtroppo, succede spesso e il prelato non fa eccezione) non si cita o non si è capita la differenza fra legge ordinaria e legge costituzionale, e si ritiene – a torto – che per fare una buona legge elettorale, questa sì necessaria per migliorare la politica italiana (ma non illudiamoci, non basta) sia necessaria una costituzione differente.

E quando mi si propone una modifica costituzionale mi tornano in mente brutti pensieri, e mi prude dappertutto… sarò allergico, che ci volete fà. E quindi ribadisco: al referendum del 20 settembre voterò no.

No, decisamente no!


PS. La Banda Bassotti ha tutta la mia simpatia ed affetto, e l’ho usata confidando nella sua notoretà. E’ una delle tante invenzioni di Carl Barks, il mio autore disneyano preferito.

La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus

COMUNICATO STAMPA

La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus

La segregazione per combattere il COVID-19 non deve far dimenticare l’impegno civico

Inviamo un appello, che abbiamo intitolato La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus, messo a punto da cittadine e cittadini di varie città) (da Palermo a Pordenone), impegnati nella difesa e realizzazione dei Principi Costituzionali, che hanno continuato a vedersi e dialogare in teleconferenza, rimanendo rigidamente confinati nelle loro abitazioni.

L’emergenza COVID-19 può imporre limitazioni ai nostri spostamenti, ma anche se restiamo nelle nostre case non dimentichiamo la nostra responsabilità di cittadini , né la riconoscenza che dobbiamo a quanti continuano a lavorare per far fronte a questa tragica pandemia.

In calce le prime sottoscrizioni.

Ecco l’indirizzo a cui inviare ulteriori adesioni, specificando nome, cognome e città:  costituzioneappelloemergenza@gmail.com

27 marzo 2020


Officina aderisce all’iniziativa e sottoscrive l’appello.


La Costituzione e la cittadinanza ai tempi del virus 

Siamo donne e uomini di diverse appartenenze politiche, che hanno deciso di impegnarsi per difendere la Costituzione su cui è fondata la nostra Repubblica e per chiederne la completa attuazione. 

Dal 2006, dopo la vittoria nel referendum costituzionale abbiamo continuato a vigilare, confrontarci e informare, nelle nostre diverse città, come semplici cittadini o in ‘comitati’ spontanei, senza perderci di vista. Alcuni di noi costituirono la ‘Rete per la Costituzione’, tutti aderiamo ora al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, nato nel 2015.

Anche in questi giorni di grande preoccupazione (per alcuni di dolore) e di forzata segregazione, la nostra ‘rete’ ha continuato a funzionare, consentendoci di dibattere fra noi, in video-conferenza dalle nostre case, e definire un appello, rivolto alle Istituzioni che ci governano, ma anche alle cittadine e ai cittadini italiani.    

Chiediamo a tutti, e in particolare ai giovani, che si stanno dimostrando particolarmente sensibili, attenzione e impegno, ognun* nel proprio territorio, nelle forme possibili, oggi e in futuro.

Quando sarà finita non tutto potrà essere come prima

Viviamo una gravissima epidemia, che avrà come inevitabile conseguenza una pesante crisi sociale ed economica. Le difficoltà che, nonostante l’abnegazione di gran parte del personale socio-sanitario, incontriamo nel farvi fronte, sono certamente imputabili all’abbandono della scelta di un efficiente servizio sanitario pubblico e gratuito, capace di tutelare la salute di tutti in coerenza col dettato costituzionale. In una prospettiva esasperatamente neo-liberista si sono invece privilegiate e sostenute, come per altri servizi pubblici fondamentali, strutture private, organizzate in funzione del profitto.

L’emergenza coronavirus ha anche dimostrato la pericolosità del progetto della ‘autonomia differenziata’: proprio le tre regioni del nord che ne sono state promotrici denunciano oggi difficoltà ad affrontare l’emergenza in atto e necessitano di maggiori interventi da parte dello Stato centrale. Un ulteriore allargamento delle diversità regionali in materia sanitaria appare in contraddizione con l’obiettivo di garantire uguale diritto alla salute per tutti come sancito dall’art. 32 della Costituzione.

In questa fase di emergenza, che può richiedere limitazioni della libertà individuale e di altri diritti fondamentali, è particolarmente importante il ruolo del Parlamento, sede della rappresentanza popolare nazionale,. Si assiste, invece, all’allontanamento dalle procedure costituzionali, all’ulteriore compressione del ruolo delle Camere, quasi assenti, e all’accentuarsi della concentrazione dei poteri nelle mani del governo.

Non possiamo dimenticare che questi scostamenti dalla ‘normalità’ costituzionale intervengono in una fase storica già caratterizzata da ripetuti tentativi diretti a stravolgere l’impianto istituzionale del nostro Paese in una prospettiva centralistica e autoritaria. 

E’ dunque necessario vigilare affinché la pandemia non divenga il pretesto per un ulteriore allontanamento dal modello costituzionale e le limitazioni durino il tempo strettamente indispensabile.

Chiediamo pertanto al Parlamento e al Governo

–      Il potenziamento dei servizi sanitari e assistenziali pubblici, colmando i ritardi accumulati negli ultimi anni in termini di posti-letto e figure professionali sanitarie rispetto agli altri Paesi europei; una diversa politica per la formazione medica universitaria e per il sostegno della ricerca scientifica, attualmente ampiamente insufficiente; interventi legislativi per garantire l’autosufficienza a livello nazionale dell’approvvigionamento dei presidi sanitari essenziali e per impedire speculazioni da parte del settore privato, con un affievolimento dei diritti connessi alla brevettazione delle sostanze salva-vita;

–      Il reperimento delle risorse necessarie per il rilancio del SSN e il ripristino della situazione economica della comunità nazionale nel rispetto del principio della capacità contributiva e del criterio della progressività nel pagamento delle imposte, accompagnato da una contestuale drastica riduzione di spese non indispensabili, come quelle destinate a grandi opere non essenziali e all’acquisto di armamenti, palesemente in contrasto con il ripudio della guerra espresso all’art. 11 della Costituzione

–      La definitiva rinuncia alle procedure attivate per l’attuazione del cd ‘regionalismo differenziato’,  riconducendo l’interpretazione dell’art. 116, 3° comma alla sua dimensione di eccezionalità motivata;

–      La riaffermazione della centralità del Parlamento, che deve continuare a funzionare, come viene richiesto a tutti i servizi pubblici essenziali, come organo rappresentativo della sovranità popolare; l’approvazione, indispensabile e urgente, di una nuova legge elettorale proporzionale che consenta una scelta elettorale libera e responsabile da parte dei cittadini.

Invitiamo le cittadine e i cittadini a resistere alla paura e continuare a svolgere il proprio ruolo di vigilanza e controllo democratico, al fine di affrontare la crisi nel rispetto delle procedure e dei principi della Costituzione. Pur in una fase di temporanea di sospensione del voto referendario, è necessario continuare la mobilitazione contro la riduzione del numero dei parlamentari, che escludendo dalla rappresentanza ampie aree geografiche e della opinione pubblica, finirebbe col limitare la sovranità popolare su cui è fondata la nostra Repubblica.

27 marzo 2020

Primi firmatari: 
Francesco Baicchi – PISTOIA, coord. Rete per la Costituzione
Augusto Cacopardo – CDC FIRENZE
Domenico Memi Campana – CDC MODENA
Andrea Catone – CDC BARI
Vincenzo De Robertis – CDC BARI
Antonella Fattori – CDC EMPOLI
Stefano Ferri – CDC AREZZO
Domenico Gallo – ROMA, CDC nazionale
Dario Guastini – CDC PISTOIA
Citto Leotta – CDC ACIREALE (CATANIA)
Silvia Manderino – VENEZIA, CDC nazionale
Alessandro Messina – FAENZA
Diego Muneghina – CDC VALDARNO FIORENTINO
Giancarlo Onor – CDC PISA
Saverio Paolicelli – MATERA, CDC nazionale
Francesco Pancho Pardi – FIRENZE
Maria Paola Patuelli – RAVENNA
Gianluigi Pegolo – CDC PORDENONE
Maria Ricciardi Giannoni – CDC PARMA
Sandra Sani – CDC EMPOLI
Giuseppe Sunseri – PALERMO
Marino Trizio – Ass. Città Plurale MATERA
Rina Zardetto – REGGIO EMILIA
Massimo Villone – NAPOLI, pres. CDC nazionale
Paul Ginsborg – FIRENZE
Sandra Bonsanti – FIRENZE
Nadia Urbinati – UNIVERSITA’ COLUMBIA
Roberto Riverso – RAVENNA
Felice C. Besostri – MILANO, CDC nazionale
Livio Pepino – TORINO
Lorenza Carlassare – PADOVA
Antonio Caputo – TORINO, CDC nazionale
Guglielmo Forges Davanzati – UNIVERSITÀ DEL SALENTO
Paolo Solimeno – FIRENZE – Giuristi Democratici
Alessandro Torre – UNIVERSITA’ DI BARI

Democrazia e coronavirus

Fin dalle prime battute dell’emergenza sanitaria in corso, i provvedimenti governativi mi sono apparsi iniqui. Perché dettati dall’urgenza (dalla fretta?), senza pensare alle conseguenze sociali (si pensi alla recente “fuga” dalla Lombardia e altre zone del nord Italia), senza aver fatto un’analisi della situazione: sono abituato per mestiere ad analizzare i dati sempre, prima, a rapportarli col territorio, la demografia e quant’altro, ma a tutt’oggi non solo non sappiamo quando si sia diffuso il virus e da dove, ma nemmeno abbiamo una stima affidabile del numero dei contagiati. Non pretendo facciamo come in Sud Corea, siamo molto indietro, ma sentire autorevoli virologi sparare percentuali ad minchiam di certo non aiuta.

Ora un’ulteriore ordinanza del Ministero della Salute decreta: accesso vietato a parchi, aree gioco, ville, giardini pubblici, vietato svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto. “State tutti a casa, non uscite”.

La salute viene prima di tutto, ce lo ricorda anche la Costituzione. Primo appunto: se ciò fosse universalmente accettato, dovrebbe essere tutelata sempre, e quella di tutti; senza la costante riduzione di persone e denari, avvenuta negli ultimi decenni, del servizio sanitario nazionale, ora non avremmo questa crisi. Secondo, ci sono anche altri diritti da tutelare, e vorrei ribadire che le persone sono in grado di intendere. Non siamo bimbi piccini.

E’ necessario che ci si ricordi, quando si prendono decisioni così “forti” (pur dettate da un’emergenza mai accaduta prima), che l’Italia è un paese con notevoli diseguaglianze. Non puoi restare a casa se non ce l’hai , un conto è restare a casa nella comoda villetta in montagna con annesso parco o giardino, altro è rimanere in un appartamento che hai occupato; un conto è essere benestante o anche solo stipendiato, altro è essere povero o nullatenente; un conto se rimani in casa con tuo marito, altro se sei costretta in 40 metri quadri di casa popolare con marito, figli, suoceri e magari tutta l’attività domestica è sulle tue spalle (e capace devi anche telelavorare… hai un lavoro, te sì che sei fortunata!) Una cosa è se stai bene, altra è se hai problemi di salute, o hai un disabile da seguire, un bambino piccolo, un anziano non autosufficiente da accudire.

Non è la stessa cosa se stai a Milano oppure a Palermo, in campagna o in città, in centro o in periferia, in montagna o al mare, in zona depressa o ricca. Taranto non è Firenze, Scampia non è Cortina d’Ampezzo, la mia Pistoia e Napoli sono molto diverse.

Il senso delle misure ha un senso – appunto – se mi si dice, come ripetono gli esperti di malattie infettive, con molta chiarezza, che deve essere evitato il contatto fra persone estranee, o anche amiche o parenti ma di nuclei familiari diversi, per limitare la trasmissione del contagio, e si crea un vademecum o che so io per dire “questo si questo no”.

Invece è stata adottata la strategia “io resto a casa”. Sempre. Anche se vuoi semplicemente passeggiare, prendere aria, fare un peto senza dover andare sul balcone (sempre tu ce l’abbia, il balcone). Creando disparità fra chi ha il cane e lo porta fuori – e magari lo presta (o lo noleggia) a parenti e vicini, chi fa attività sportiva e chi no, chi ha la casa al mare e chi no. E sopratutto fra chi ha la casa e chi no, chi può fare la spesa e chi no, chi deve lavorare e chi no, chi è in carcere e chi è libero, chi è povero e chi no.

Dimenticandosi, come al solito, degli ultimi, e in questo caso anche dei penultimi.

Per favore, non siamo un popolo di imbecilli. Non vogliamo le strade presidiate da militari che fanno multe o arresti se solo vai a passeggiare sulla spiaggia, pretendiamo invece che si facciano solenni cazziatoni se le persone si accalcano sul lungomare.

Un appello a vip, politici locali o nazionali, esperti o sedicenti tali, giornalisti e conduttori televisivi, fautori di #iorestoacasa: anche no, grazie. Pensate a tutti quelli che non se lo possono permettere.

Articolo 11

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Quando, settant’anni orsono, madri e padri costituenti scrissero i principi fondamentali della carta, ben avevano in mente cosa volesse dire la parola guerra, e cosa questa comportasse per le nazioni ed i popoli.

Oggi, nonostante una propaganda subdola che cerchi di spacciare i conflitti come “necessari” o peggio ancora come salvifici per le persone, propaganda che prosegue indisturbata da decenni, il significato della parola guerra è cambiato solo in peggio; chiedete a chi la guerra la vede direttamente, o a chi la vive o l’ha vissuta.

E di fronte alla guerra, ordinata dal dittatore Erdoğan, che è stato amico di tutti i potenti degli altri governi fino al giorno prima, quando la guerra faceva a loro comodo per consolidare od accrescere il loro potere, sentire i distinguo e le dissociazioni e le condanne di questi ultimi fa veramente comprendere quanta ipocrisia ci sia nella gestione del potere.

E quanto poco impegno ci si stato, da parte di tutti noi, a far si che l’attuazione dell’articolo 11, della Costituzione nella sua interezza, del sogno europeo si realizzasse.

Siamo comunque in tempo, numerose sono le voci, oggi come ieri, che fanno sentire la parola pace forte e chiara. Devono solo aumentare di numero, devono venire da tutti .

Facciamo in modo che sia chiaro ciò che vogliamo dai nostri rapprsentanti. Aggiungiamo la nostra, aggiungete la vostra voce, diamoci da fare, alzate il volume.

No alla guerra!

Insieme si può!

Da sempre crediamo nella possibilità di unire fra loro le forze politiche, le associazioni e soprattutto le persone che condividono i valori comuni della sinistra, come il rispetto della Costituzione, il lavoro, la scuola, la salute e la sanità pubblica, la tutela dell’ambiente e la cura del territorio, il pacifismo, l’accoglienza, la cultura, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale.

E’ la parola sinistra che contraddistingue il nostro impegno e la nostra azione, ciò che ha fatto un certo “centro-sinistra” negli ultimi anni è cosa ben diversa. Come diverso è il nostro pensiero e l’idea che abbiamo della società da quella della destra, soprattutto di quella dai tratti decisamente fascisti che ora è propagandata anche (e soprattutto) da esponenti del governo, che evidentemente non hanno rispetto per le istituzioni che rappresentano.

E allora iniziamo dal nostro territorio, da casa nostra, a dire che insieme si può. Insieme a Diem25 Pistoia, L’Altra Sambuca, Liberi e Uguali, Possibile, Sinistra Italiana, Sinistra Unita per Montale, Rifondazione Comunista stiamo costruendo un percorso, nel quale vogliamo coinvolgere quante più persone possibile, che porti ad un’azione comune, contro la disgregazione sociale, il razzismo e il sessismo, contro la povertà e le disuguaglianze, contro i privilegi e le ruberie, in una parola: di sinistra.

Il nostro obiettivo è anche quello di diffondere questo messaggio, affinché altri seguano il nostro esempio, sperando di essere contagiosi. Insieme si può, basta fare ognuno un passo verso l’altro, tendere una mano, ricordarsi di essere compagni nel sostenere una comune lotta, per un domani migliore.

Ci vediamo per un primo appuntamento Giovedì 28 Febbraio 2019 alle 21.00 al Circolo di Margine Coperta.

A Sinistra – Insieme si può

Libera manifestazione di pensiero

Comunicato

Il giorno 28 dicembre 2018 a Pistoia, una attivista della Alleanza Beni Comuni di Pistoia è stata multata dalla Polizia Municipale del Comune per violazione dell’art. 16 del Regolamento comunale di Igiene: stava distribuendo volantini per pubblicizzare il convegno “LA TERRA GRIDA!“ contro l’uso/abuso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, visti i danni provocati ad ambiente e salute.

Quello che a prima vista potrebbe apparire solo uno spiacevole episodio, in realtà è una grave violazione di un principio costituzionale (art. 21 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”) nonché di leggi e trattati internazionali di tutela della libertà dell’individuo.

Stupisce anzitutto la presenza e l’ispezione della Polizia Municipale, i cui agenti normalmente intervengono a seguito di precisa segnalazione da parte di singoli cittadini o autorità; ci chiediamo se qualcuno si sia sentito minacciato in qualche modo.

L’articolo del regolamento d’igiene di cui è stata contestata la violazione recita:

Art.16 (Divieto distribuzione ed applicazione volantini pubblicitari) E’ vietato il gettito, la distribuzione manuale e l’applicazione sulle auto di volantini e di qualsiasi materiale cartaceo di tipo pubblicitario-commerciale.”

La ratio dell’articolo è chiaramente quella di evitare che il volantinaggio a scopo pubblicitario-commerciale si trasformi in cartaccia gettata per terra: una sanzione, quindi, che punisce un comportamento contrario a quello di chi, associazione e attivista, avversa l’inquinamento in tutte le sue forme con una quotidiana attività sul territorio.

I nostri amministratori sanno bene poi che la Corte Costituzionale ha stabilito che non può essere assimilata a pubblicità commerciale la propaganda ideologica o politica, che di conseguenza non è suscettibile di imposte sulle affissioni, né di particolari limitazioni come previsto dall’articolo 21 della Costituzione.

Pertanto chiediamo all’amministrazione comunale di Pistoia di esprimersi in merito: si è trattato di un errore o di una precisa volontà di limitare la manifestazione di un pensiero?

Associazione Officina

Link al documento: comunicato

Gentile Onorevole Di Maio …

Gentile on. Di Maio,

Sono passati meno di due anni dalla vittoria del NO nel referendum costituzionale, col quale gli Italiani bocciarono a larga maggioranza un nuovo tentativo di stravolgere il sistema istituzionale che, pur con le sue imperfezioni, ha garantito per oltre settanta anni l’assetto democratico del nostro Paese.
Di quella battaglia vincente aderenti ed elettori del M5S furono protagonisti al pari di tanti altri cittadini, spesso organizzati in Comitati trasversali e unitari, che per la difesa della nostra Costituzione trovarono un comun denominatore e superarono diversità di vedute su altri temi.

Non è improprio pensare che quella esperienza abbia contribuito alla crescita dei consensi registrata dal Suo movimento lo scorso marzo.

Quella ‘riforma’ (come quella berlusconiana del 2005, anch’essa cancellata dagli elettori e dalle elettrici nel 2006) aveva fra i suoi punti focali la contrazione del ruolo del Parlamento per concentrare più ampi poteri nell’Esecutivo; questo veniva ottenuto con la cancellazione della rappresentatività del Senato e con interventi che modificavano l’iter legislativo. Veniva ridotta anche l’autonomia degli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale), che erano di fatto scelti dal partito di maggioranza, frutto di una legge elettorale dichiarata poi incostituzionale.
L’autonomia dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giurisdizionale) e la rappresentatività del Parlamento costituiscono le fondamenta del nostro sistema istituzionale, che individua nel ‘popolo’ il detentore del potere (art. 1 Cost.).

Questi richiami giustificano la sorpresa e la preoccupazione con cui in queste settimane molti cittadini (fra i quali non pochi elettori del Movimento) stanno accogliendo alcune vostre iniziative. Fra queste le proposte (formulate dall’onorevole Fraccaro) di riduzione del numero dei parlamentari per motivi economici (allentando ulteriormente il rapporto di rappresentanza con gli elettori) e l’introduzione di un referendum propositivo, le cui modalità (in particolare la mancanza di un quorum di validità) potrebbero far prevalere la volontà di una esigua minoranza su quella del Parlamento (rappresentativo dell’intero corpo elettorale), in nome di una ‘democrazia diretta’ che presenta aspetti non tranquillizzanti nella nostra società caratterizzata da forti limiti al pluralismo dell’informazione.

Ancora più allarmante è stata poi la richiesta di un esponente non trascurabile del Movimento di ridurre i poteri dei Presidenti della Repubblica (anche quelli futuri), i cui interventi sul piano della correttezza costituzionale sono stati invece tante volte invocati e in alcuni casi hanno evitato clamorosi incidenti (Basti pensare ai rapporti fra il presidente Scalfaro e Berlusconi).

Gentile on. Di Maio,
nel nostro Paese stanno crescendo forti tensioni, anche per alcune scelte dell’attuale governo sui temi dei diritti civili, della equità e della solidarietà sociale, cui fa riferimento il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione. Solo il ritorno alla difesa dei Principi costituzionali e la scelta della loro attuazione come prospettiva politica può recuperare quel clima di serenità e di dialogo indispensabile in un momento di discontinuità sul piano politico che, invece di aprire nuovi orizzonti, presenta rischi oggettivi di riportarci indietro di un secolo.
In questo quadro l’introduzione di modifiche della Carta non appare una priorità e può solo distrarre l’opinione pubblica da temi ben più urgenti. Fra questi, rimanendo in ambito istituzionale, sicuramente l’approvazione di una nuova legge elettorale che restituisca al Parlamento la piena rappresentatività e ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, e i rischi per l’eguaglianza dei cittadini derivanti dalla concessione di maggiori ‘autonomie’ regionali su temi sensibili come l’istruzione e la salute.

Grazie per l’attenzione che vorrà concedere a queste riflessioni.

Per la Rete per la Costituzione:

Francesco Baicchi, coordinatore (baicchif@gmail.com, cell. 3483828748)
Renzo Barbaro, La Spezia
Beatrice Bardelli, Pisa
Rosanna Cavazzini, Rovigo
Viola Chiereghin, Rovigo
Dario Guastini, Pistoia
Gianni Marchesini, Rovigo
Silvano Martini, Faenza
GianLuigi Melandri, Bagnacavallo
Cinzia Niccolai, Firenze
Roberta Nicoletti, Lucca
Guido Pietropoli, Rovigo
Ivaldo Vernelli, Rovigo
Stefano Volante, Milano

Per l’associazione Officina (info@associazioneofficina.it):

Francesco Briganti
Raffaele Gariboldi
Giuliano Maglieri
Renza Sasso

 

Grillo: attacco alle istituzioni

” Ieri Grillo ha esortato a sminuire i poteri del capo dello Stato. Evidentemente non coglie l’impianto generale proveniente dalla Costituzione e i rischi che si corrono quando si toglie una gamba a un tavolino: non sta più su. ” (R. Sasso)

 

Ho votato 5 stelle alle ultime elezioni!.

 L’ho fatto nonostante da anni andavo scrivendo della impossibilità materiale che corpi dati per morti, destra e sinistra, invece esistendo potessero coesistere nello stesso movimento; nonostante, inoltre ed ancora, lì dove la destra ha forza e potere per agire, lo stiamo vivendo, avesse sempre preso il sopravvento sugli eventuali compagni di cordata;

 l’ho fatto giacché ero convinto che i 5S fossero, e lo sono ai giorni nostri, una sorta di CHEMIO DELLA POLITICA ad esserne un paliiativo e non una terapia risolutiva;

 l’ho fatto, infine, perché ERO CERTO, IN QUESTO SBAGLIANDO, che di fronte allo sfascio del Paese le sinistre, LE SINISTRE!,  MA CI RENDIAMO CONTO DELL’ASSURDO DEL PLURALE?, riuscissero a trovare una via di intesa che le portasse, senza se e senza ma, ad una riunificazione per il bene di una base che, non sapendo più a che santo votarsi, andava migrando per ogni dove.

 Tutto questo scritto, detto e ripetuto ABBONDANTEMENTE PRIMA  del 4 marzo ultimo scorso.

 Ai giorni nostri stiamo vivendo quello sfascio annunciato; stiamo guardando senza vederla l’ascesa, in funzione di una rapidità geometrica, di un consenso paragonabile solo a quello delle pecore dietro il montone a guidare il gregge: le parole di Grillo, in questo ultimo e particolare frangente, non sono  che la dimostrazione sfacciata di un potere conscio di sé stesso, conscio della inutilità di una opposizione a parole e del tutto inesistente nei fatti.

Grillo, però, è un colpevole innocente; Lui è solo un OSSIMORO POLITICO la cui responsabilità è tutta di chi dovrebbe fare la qualunque per arginarne i modi ed il fare ed invece si genuflette su sé stesso nell’attesa di un miracolo a mostrasi che faccia per quel CHI quello che QUEL CHI DA SOLO (SOLI?, VISTE LE TANTE SINISTRE?) NON RIESCE A FARE.

Dunque di che cosa ci si occupa e preoccupa?.

Davvero stiamo qui a discutere, e magari io a scrivere, su cose che vengono dette e scritte, ma non vengono ascoltate e/o lette rispettivamente quando, seppure lo fossero, lascerebbero il tempo trovato?.

 Davvero lo stiamo facendo mentre altri, ben più pratici di noi, hanno preso terreno sul territorio sostituendo, NEI FATTI, quella coralità di partecipazione che faceva delle sezioni di partito, il Pci e gli altri prima che divenissero diecimila,  un punto di aggregazione e confortoche se non materiale, non sempre era possibile, almeno era quel porto sicuro in cui sentirsi amico, fratello, COMPAGNO ( cum panis) di qualcun altro nelle stesse condizioni di idea, ideali e sostanza?.

 

Siamo al punto zero in cui non SERVE PIU’ DISCUTERE, organizzare tavole rotonde, precedute o no che fossero da conviviali adunate; Siamo al punto limita dal quale bisogna ripartire adendo le piazze; radunando TUTTE LE IDEE ED I COMPAGNI che vivono lo stesso disagio di fronte a chi di quel disagio fa arma di crescita e consenso per smarrimento; siamo al punto in cui o si sceglie la lotta: democratica, civile, ad oltranza affrontando problema per problema con fermezza determinazione e risoluzione OPPURE  lasciar perdere spingersi nel più vicino mercatino del nuovo o dell’usato, ciascuno secondo il proprio portafogli, e scegliersi la casacca che più probabilmente si dovrà ad indossare nei futuri, quanto prossimi ognuno decida da Sè, SABATO FASCISTA.

 Per quanto mi riguarda, i compagni, si può ancora usare questa parola?, ora a leggermi me lo hanno sentito argomentare anche sin troppe volte per poter dire che si meravigliano, oggi, di quanto sta succedendo.

 

Si!; io ho votato 5S; ma io speravo nell’intelligenza di RIFONDAZIONE, DI LEU, DI PAP, DI POSSIBILE, DI FUTURA, DEL NUOVO PCI, DI SINISTRA ITALIANA, DEI COMUNISTI ITALIANI, DEI NUOVI SOCIALISTI, DI DIEM 25 e  chi più ne ha più ne aggiunga.

 Ho sbagliato?; certamente SI’, ma non solo nelle’espressione di voto!.

Il futuro sta a noi come la pioggia all’inverno e se non riusciamo, PER STUPIDITA’ ED INCAPACITA’ AD ESSERE OMBRELLO …

 non possiamo, poi, prendercela con la pioggia!.

francesco briganti